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Valanghe: il fattore umano

“ L’eccesso di fiducia nasce dal fatto che le persone sono spesso cieche alla propria cecità”

Quanto può essere pericolosa la nostra mente?


Abbiamo introdotto questo argomento citando una frase del Premio Nobel per l’Economia Daniel Kahneman:

“ L’eccesso di fiducia nasce dal fatto che le persone sono spesso cieche alla propria cecità”

Kahneman introduce il concetto che il cervello è dotato di due sistemi per prendere decisioni: il cervello intuitivo e il cervello logico.


  • · Il cervello intuitivo prende delle decisioni in modo rapido per lo più basate sul riconoscimento di configurazioni.

  • · Il cervello logico interviene in seguito quando è richiesta una scelta più pesante, qualche cosa di più complesso di un semplice giudizio preso al volo. Il cervello logico è più lento e pigro ma può annullare alcune delle peculiarità del cervello intuitivo.


Entrambi i nostri due cervelli possono condurre sia a buone che a cattive decisioni. Come la maggior parte delle caratteristiche umane, i pregiudizi e le scorciatoie mentali (note anche come fattori euristici) sono entrambe buone e cattive. Nella vita di tutti i giorni non possiamo operare senza di loro in quanto ci aiutano a prendere decisioni rapide.

Molto spesso alla base di incidenti da valanghe, ci sono dei grossolani errori a volte anche commessi da persone ritenute preparate ed esperte.


 

Perchè si commettono degli errori?


Possiamo rispondere affermando che molto spesso questi errori derivano da errate percezioni e/o decisioni prese in modo intuitivo.

Più complessa ed ambigua è la situazione, più si tende a decidere in modo intuitivo, non ragionato.

Senza che noi ne abbiamo coscienza, il nostro subconscio può influenzare le nostre decisioni in quanto esso è governato dalle nostre esperienze, dalle nostre percezioni, dalle nostre attitudini e desideri dei quali spesso non ce ne rendiamo nemmeno conto.

Tutti questi aspetti possono essere determinanti per la sicurezza e l’esito della nostra gita.

Dopo questo breve excursus di carattere psicologico veniamo al tema di questo articolo.


 

Il fattore umano


È l’insieme di ragionamenti, decisioni, atteggiamenti e comportamenti che possono influire sulla sicurezza e sul buon esito di un’uscita.

Nel momento in cui questi fattori vengono influenzati esclusivamente dal subconscio oppure vengono gestiti mentalmente in modo troppo emotivo o superficiale (trappole euristiche), possono portare a conseguenze spiacevoli ed in certi casi, drammatiche.


Esistono alcuni tipi di trappole euristiche ben definite che sono emerse in base ad anni di studi e ricerche:


Istinto gregario o effetto gregge

E’ la tendenza a lasciarsi influenzare dalla maggioranza. Possiamo considerarla una situazione di comodo che ci consente di evitare valutazioni e decisioni. L’istinto gregario è una protezione naturale contro i predatori e può essere causa di incidenti dalle conseguenze catastrofiche.

Più grande è il gruppo, più grande sarà il rischio e più piccola ne è la percezione (suddivisione del rischio tra i partecipanti)

“..se non è successo nulla a loro perché dovrebbe succedere a me?..”.

Aura dell'esperto

Tendiamo a seguire qualcuno perché è un “esperto”, perché conosce il percorso, perché sa sciare meglio di tutti (per cui sa dov’è il pericolo!?!?!). La buona impressione suscitata da una persona nei confronti di un gruppo, induce il gruppo stesso ad attribuirle, senza dubbi, conoscenze e capacità che di fatto potrebbe non avere.

Questa soluzione talvolta può essere comoda e rilassante ma può rivelarsi molto pericolosa perché la completa fiducia negli altri impedisce di farsi una propria opinione e la sensazione comune impedisce l’osservazione dei segnali di pericolo.

“…seguite me, so dove passare…”

oppure

“…sono anni che vado in montagna, fidatevi…”

La sindrome del lupo

E’ la tendenza (per farci notare o per impressionare i compagni) a stare davanti a tutti i costi portandoci a trascurare i segnali negativi insiti nell’ambiente oltre che a sfiancarci fisicamente. Naturalmente la conseguenza sarà una minore attenzione a quello che ci sta attorno, ed una conseguente mancanza di lucidità.


Emulazione e competizione

Gruppi che incontrano altri gruppi durante una escursione si espongono maggiormente al rischio rispetto ai gruppi che si muovono da soli.

L'esempio più calzante è la ricerca della discesa più appagante, su neve migliore con la conseguenza di esporci maggiormente ai pericoli, aumentando il rischio.

”...non andiamo dove vanno loro, facciamogli vedere quanto siamo bravi”….

L'occasione rara

Se il pendio non è ancora stato percorso, i gruppi si espongono maggiormente al pericolo!

La prima traccia la facciamo noi!

Riconoscimento sociale ed apprezzamento

Molti di noi ricevono apprezzamenti grazie al tipo di attività che pratichiamo, portandoci a godere di rispetto, per cui un riconoscimento sociale. Può accadere che in un gruppo possono essere prese decisioni errate solo per la paura di perdere questo riconoscimento. Statisticamente ciò si verifica con maggiore frequenza nei gruppi misti uomini/donne.

Siamo più aggressivi e propensi al rischio in presenza di persone che ci ammirano o dalle quali vorremmo essere ammirati.


Eccessiva familiarità

Anziché identificare le scelte ed i comportamenti più idonei alla situazione del momento, tendiamo a rifarci a esperienze e comportamenti del nostro passato.

“….siamo sempre scesi da quella parte…”
“…su questo pendio non ho mai visto valanghe…”
“…sono sceso di qui varie volte e non mi è mai successo niente…”.

In situazioni critiche, la famigliarità dei luoghi da’ una falsa sensazione di sicurezza che porta alla predisposizione ad accettare rischi maggiori.


Fissazione

L'incapacità di mettere in discussione le proprie scelte, anche se palesemente sbagliate. Una volta presa una decisione, giusta o sbagliata che sia, si ha la sensazione che quelle successive diventino più "facili".

“…Oramai siamo arrivati fino a qui…”

Euforia

Tutti vogliono percorrere per primi i pendii con neve vergine.

Pertanto l’eccessiva euforia ci impedisce di pensare e decidere con cognizione di causa.


La sindrome del cavallo

Il desiderio incontrollato di rientrare il più velocemente possibile in un luogo sicuro si manifesta spesso all’insorgere della prima difficoltà imprevista. La fobia del ritorno e di metterci al riparo da altri problemi, porta a prendere decisioni affrettate.

Esempio: scegliere un percorso insidioso per la discesa solo perché porta più velocemente alla meta.


Presenza di molti "esperti"

La tendenza di ognuno è quella di pensare che se fosse troppo pericoloso qualcun'altro lo direbbe. Una scarsa comunicazione porta ad interpretazioni equivoche e percezioni scorrette. Le decisioni devono essere prese dopo che ciascuno ha dato la propria opinione.


Poca umiltà, eccesso di determinazione

L’eccessiva determinazione porta a trascurare fattori o elementi che potrebbero mettere in discussione il raggiungimento del nostro obiettivo. In querl momento siamo talmente “ottusi” che vediamo e sentiamo solo informazioni positive trascurando quelle negative: un “wooum” sarà interpretato come un rumore immaginario; non daremo importanza ad un accumulo di neve ventata che si dovrà attraversare per raggiungere la nostra meta, ecc.. ecc..

“So bene quello che faccio, ne sono proprio sicuro!”

Apprendimento negativo

E' forse uno dei fattori euristici più comuni, di certo è uno di quelli più pericolosi.

Ovviamente sappiamo che una valanga si è staccata solo quando questo avviene. Può essere che scendendo un pendio con forte instabilità non provochiamo il distacco perché, per puro caso, non abbiamo sollecitato un punto critico.

Portare a termine una gita con grado 3 può portare alla convinzione che in una simile condizione sia fattibile qualsiasi gita e che il pericolo valanghe sia sempre “sopravvalutato”

“Se una valanga non si stacca realmente, non sapremo mai quanto vicini siamo stati dal provocarla quindi quanto abbiamo rischiato effettivamente”


Conclusione


Possiamo concludere affermando che le cause degli incidenti in valanga possono essere:


CAUSE OGGETTIVE:

  • Pendii sempre più ripidi

  • Gite sempre più invernali

  • Gruppi sempre più numerosi, tante persone in meno spazio, nello stesso tempo

FATTORE UMANO:

  • Distacco dalla natura e del rispetto per essa

  • Intendere l'andare in montagna come un dimostrazione di virilità

  • Adottare un falso atteggiamento di difesa (“… tanto la valanga non prende me…”)

  • Falsa sicurezza data da ARTVA/PALA/SONDA (“…tanto mi trovano subito…” )

  • Scarsa propensione all’assunzione di decisioni

  • Delega ad altri della nostra sicurezza (tracce esistenti/internet)

  • Competitività, confronto con gli altri, riconoscimento sociale

  • Voglia di "evadere" a tutti i costi

  • Stress

  • Tempi stretti, fare le cose troppo di fretta, senza la dovuta attenzione

IN SOSTANZA:

  • ESSERE SEMPRE ATTIVI

  • NON LASCIARE MAI CHE SIA “ALTRO” A SCEGLIERE PER NOI!!!

  • Quindi: RAGIONA SEMPRE E OSSERVA ANCORA DI PIU’

L'OBIETTIVO DA RAGGIUNGERE E':

  • Trovare la sicurezza ottimale

  • Minimo rischio con massima capacità di azione

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